25. Pinocchio promette alla Fata di essere buono e di studiare, perché è stufo di fare il burattino e vuol diventare un bravo ragazzo." W/ y/ L2 K; k, K
La buona donnina è la Fata dai capelli turchini. K% {& A% Z9 c }: N0 E
In sulle prime la buona donnina cominciò col dire che lei non era la piccola Fata dai capelli turchini: ma poi, vedendosi oramai scoperta e non volendo mandare più a lungo la commedia, finì col farsi riconoscere, e disse a Pinocchio:
3 d# U) f" @* M) H9 U5 I1 b5 ^$ m "Birba d'un burattino! Come mai ti sei accorto che era io?"
1 X" m% g# b" N) m% b6 O3 n& | "Gli è il gran bene che vi voglio quello che me l'ha detto."0 A) Z* A* N+ Y( ]$ _) o& x$ k* q# [
"Ti ricordi? Mi lasciasti bambina e ora mi ritrovi donna; tanto donna, che potrei quasi farti da mamma."
L! M+ Q, x g/ A3 \/ e' M "L'ho caro dimolto, perché così, invece di sorellina, vi chiamerò la mia mamma. Gli è tanto tempo che mi struggo di avere una mamma come tutti gli altri ragazzi!... Ma come avete fatto a crescere così presto?"; x9 ]% D0 @# I* i8 Z% s, v& E* T' y
"è un segreto."
- M4 C4 i: t+ T) x "Insegnatemelo: vorrei crescere un poco anch'io. Non lo vedete? Sono sempre rimasto alto come un soldo di cacio."
7 k, \, X# K3 A% K3 `3 [/ P ?4 d "Ma tu non puoi crescere", replicò la Fata.
) C6 O& T3 B# J4 e( O7 q9 l "Perché?"
! S6 I w7 B& O1 @) [ "Perché i burattini non crescono mai. Nascono burattini, vivono burattini e muoiono burattini."
' T3 b# A* b( Z* D, z( o" N* _) l "Oh! sono stufo di far sempre il burattino!" gridò Pinocchio, dandosi uno scappellotto. "Sarebbe ora che diventassi anch'io un uomo come tutti gli altri."
; _+ K0 L5 i, g "E lo diventerai, se saprai meritartelo..."
5 u `# A, m1 {; L ? G/ M$ @ "Davvero? E che posso fare per meritarmelo?"
7 z# c4 Z( u; a. W: Z "Una cosa facilissima: avvezzarti a essere un ragazzino perbene."
+ n/ n# {& g% R3 G/ k% H8 H6 d "O che forse non sono?"
1 F3 ]( k- P y7 n9 m+ t1 M "Tutt'altro! I ragazzi perbene sono ubbidienti, e tu invece..."6 t1 v/ N5 ]2 d Z+ i2 ]0 u" x
"E io non ubbidisco mai."7 q+ d6 e2 v4 z- o2 {
"I ragazzi perbene prendono amore allo studio e al lavoro, e tu..."
% |6 b7 W) k+ }7 F1 H% g "E io, invece, faccio il bighellone e il vagabondo tutto l'anno."
) H( ?6 E4 p' V# i "I ragazzi perbene dicono sempre la verità..."- Y) x8 s6 w9 E9 C+ w& T
"E io sempre le bugie."
) J. U9 {: v+ G5 f T. h "I ragazzi perbene vanno volentieri alla scuola..."& v2 v3 ~# u, q+ I5 u g: X: @
"E a me la scuola mi fa venire i dolori di corpo. Ma da oggi in poi voglio mutar vita."
. w, q5 E# g7 @* e "Me lo prometti?"
* B. {* W+ S' G; v5 y I "Lo prometto. Voglio diventare un ragazzino perbene e voglio essere la consolazione del mio babbo... Dove sarà il mio povero babbo a quest'ora?"
2 h! _* Y: H9 E: Z7 b" d* a H "Non lo so."4 T( p; \( V, [' T* l
"Avrò mai la fortuna di poterlo rivedere e abbracciare?"9 S0 k3 R7 S' Y, |: k6 `1 ~2 d$ B4 o" o' M
"Credo di sì: anzi ne sono sicura."
4 a# T, X9 b3 L: I A questa risposta fu tale e tanta la contentezza di Pinocchio, che prese le mani alla Fata e cominciò a baciargliele con tanta foga, che pareva quasi fuori di sé. Poi, alzando il viso e guardandola amorosamente, le domandò:
% J! ?$ \6 m& {: O& j "Dimmi, mammina: dunque non è vero che tu sia morta?"
. z) D9 z: y$ m$ s "Par di no", rispose sorridendo la Fata.) w' G# P3 C1 o4 B. `# d) o9 C
"Se tu sapessi, che dolore e che serratura alla gola che provai, quando lessi qui giace..."7 x( \/ B4 t N5 I* D. s1 k
"Lo so: ed è per questo che ti ho perdonato. La sincerità del tuo dolore mi fece conoscere che tu avevi il cuore buono: e dai ragazzi buoni di cuore, anche se sono un po' monelli e avvezzati male, c'è sempre da sperar qualcosa: ossia, c'è sempre da sperare che rientrino sulla vera strada. Ecco perché son venuta a cercarti fin qui. Io sarò la tua mamma..."
/ ^/ e) {8 R, m0 t$ p. K- B "Oh! che bella cosa!" gridò Pinocchio saltando dall'allegrezza.
3 U, g& M& @ W' e4 T9 [6 F "Tu mi ubbidirai e farai sempre quello che ti dirò io."; p5 k2 ?3 A4 }& J. G3 b8 u- r) m
"Volentieri, volentieri, volentieri!"9 F# y8 P* S3 Q' o- N
"Fino da domani, soggiunse la Fata, tu comincerai coll'andare a scuola."3 b _( ~* u; x9 ^
Pinocchio diventò subito un po' meno allegro.
* R# W2 I0 w8 _/ u "Poi sceglierai a tuo piacere un'arte o un mestiere..."
% s$ l( r+ l7 D u; Y Pinocchio diventò serio.
* ~; Q' p3 f* W1 {$ P/ b "Che cosa brontoli fra i denti?" domandò la Fata con accento risentito.1 S; [4 b: s1 d
"Dicevo..." mugolò il burattino a mezza voce, "che oramai per andare a scuola mi pare un po' tardi..."" P. H% x7 \, `: @6 o. W
"Nossignore. Tieni a mente che per istruirsi e per imparare non è mai tardi."
$ h, ?: ?/ X5 [# Y7 w "Ma io non voglio fare né arti né mestieri..."
3 g$ w' G' d+ N7 y "Perché?"
0 x# C9 [( c# v! k "Perché a lavorare mi par fatica."( R0 N6 _4 ^7 x
"Ragazzo mio, disse la Fata, quelli che dicono così, finiscono quasi sempre o in carcere o all'ospedale. L'uomo, per tua regola, nasca ricco o povero, è obbligato in questo mondo a far qualcosa, a occuparsi, a lavorare. Guai a lasciarsi prendere dall'ozio! L'ozio è una bruttissima malattia, e bisogna guarirla subito, fin da ragazzi: se no, quando siamo grandi, non si guarisce più." |